Domanda:
Sono più forti i cosiddetti valori e l'educazione ricevuta o la propria felicità?
Angelbetty
2011-08-30 11:43:52 UTC
Domanda ispirata da un paio di interventi letti qui in questi ultimi giorni. Interventi di donne come di uomini che si professavano vittime di un matrimonio sbagliatissimo ma ancora in piedi. Ecco, senza che sia di offesa per nessuno perché l'intento non è polemico ( almeno oggi ) ma non riesco a trovare molto senso in chi dice "il matrimonio è sacro e non si rompe" ma cinque minuti dopo si lascia andare in un' invettiva contro l'unione, attacca altri a botte di "se tu sapessi cosa significa essere sposati ad una persona così" e cinque minuti ancora dopo chiede quanti conoscano il sentirsi vuoti dentro e incapaci di amare. A questo punto io mi chiedo se davvero il pensiero della sacralità dell'unione può essere più forte dell'amore che un essere umano può avere per se stesso.
Immagino che molti mi risponderanno facendo riferimento ai figli, da figlia posso dire che mi è sempre stata più a cuore la felicità dei miei genitori perché da quella dipendeva la mia serenità che non sapere che avessero la residenza nella stessa casa.
Comunque il punto che volevo affrontare è un altro: non c'è forse una grossa contraddizione nel definire il matrimonio un' unione indissolubile da preservare qualunque cosa succeda e urlare perché ci si sente vittime di quest'unione? Nel momento in cui i miei principi mi dicono che devo restare, compio una scelta. Perdonate l'abbassamento clamoroso della materia ma temo che sia come avere la possibilità di avere il gelato al cioccolato o alla vaniglia, scegliere quello al cioccolato per non offendere chi ce lo offre per poi stare tutto il tempo a dire che è disgustoso, a questo punto non sarebbe stato meglio prendere direttamente la vaniglia?
Sei risposte:
Clarissasemplicemente
2011-08-30 12:19:20 UTC
quelli di cui parli non credono nella sacralita' del matrimonio ma nella "sicurezza" del matrimonio. lo spauracchio della solitudine , la paura di non trovare un rimpiazzo ...cose del genere li portano a restare .



i valori devono contenere il rispetto altrimenti sono valori fasulli...ho sempre pensato che chi non rispetta il proprio coniuge o compagno non potra' mai rispettare nessuno. neppure se stessi.

accetto anche il tradimento e l'ho fatto ma non perdono mai la mancanza di rispetto , mai e l'ho fatto.



posso capire che un matrimonio non vada bene ...ma so con certezza che se hai dei valori , veri, sai come agire di conseguenza. la sacralita' del matrimonio non e' nel restare ma nel rispettare magari andandosene.
?
2011-08-31 08:15:12 UTC
La penso come te...

Se dopo aver provato a rimettere insieme i pezzi del "puzzle-matrimonio", ci si accorge che ancora non li abbiamo posizionati nella maniera giusta, perché accontentarsi di averli soltanto incastrati a forza???

Se le cose non vanno, non vanno, e, figli o non figli, sarebbe bene per tutti provare a guardare avanti senza dare al matrimonio quel valore assoluto che, ormai, non ha più... se non sulla carta.

Capisco che possa essere difficile accettare di doversi rimboccare le maniche e farcela da soli, specialmente per la moglie (alla quale spesso vengono affidati i figli), anche a causa di una mentalità retrograda che punta il dito contro le "divorziate" e non contro i loro ex-consorti: per gli uomini è più facile.

Però, vale la pena rimanere insieme in nome della figliolanza se il tempo trascorso con il coniuge è scandito dai litigi e dai musi lunghi???

Parlo da non sposata, posso avere una visione un pò !troppo chiara" di cosa farei in una situazione simile...

Conosco gente, amici dei miei, che hanno figli divorziati e ancora stentano a parlarne con facilità, come se il divorzio fosse un'onta che ti si attacca addosso e non va più via: il marchio del disonore.
Girella
2011-08-30 20:01:56 UTC
Mi spiace passare per cinica ma quoto Clarissa e aggiungo che quelle stesse persone quasi sempre tagliano la corda a grande velocità, non appena si presenta una possibile alternativa per non avere "buchi neri" di solitudine.
?
2011-08-30 19:02:59 UTC
Penso che il detto che si vorrebbe: uovo, gallina e cùlò caldo, non potrebbe calzare meglio per quello che hai scritto, soprattutto a seconda di come ci torni comodo.

Ma si sa la vita non da sconti, ogni cosa ha un prezzo, vuoi essere coerente?

Mettitela via, paga il prezzo che hai deciso e si " felice ", se no sarai sempre uno dei tanti, che nel loro mal contento, troveranno l' unica " realizzazione ".
Kiko
2011-08-30 20:07:27 UTC
in linea teorica la propria felicità dovrebbe passare anche per il rispetto dei propri valori, ma nel caso specifico del matrimonio il suo impegno e soprattutto la sua formula indissolubile sembrano uscire un po' da altre epoche. Sostanzialmente io credo molti ci arrivano del tutto impreparati sia come discorso teorico: sottoscrivono un contratto con limiti e delle responsabilità gravose, ma proprio come esperienza personale: credere che l'amore sia infinito, eterno e scontato e il matrimonio non sia anche dovere e sacrificio...perchè questi due concetti non fan più parte della cultura e dell'esperienza di molti ragazzi. Anch'io ho risposto a un trentenne in crisi che si domandava il significato di tutto quello che aveva fatto in termini lavorativi lamentando che i suoi sforzi non remuneravano l'impegno profuso. Già, chissà il sacrificio di lavorare in fabbrica che cosa restituisce e quanto ti permette di "decollare" con una busta paga di mille e trecento euro, quando va bene. Così il matrimonio: quella buona volontà e e quell'impegno che ci metti...è solo per stare assieme, non per raggiungere chissà quali paradisi di benessere e armonia di coppia, e grazie siamo ormai convinti che il primato individuale e il successo personale siano tutto, ma cosa c'entra questo pensiero con l'altruismo e la dedizione verso l'altro necessaria a vivere in due? Lui si sorprende che lei intralci il suo modo d'essere, lei si offende che da lui arrivi poco o nulla. Lasciali inveire questi poveretti, gli rimane quest' unico sfogo, è il lamento impotente di chi non se l'aspetta, chi pensava che fosse una strada piana e senza ostacoli e invece si trova in un ginepraio. Tutti e due si aspettavano una coppa malaga con liquore flambè e si accorgono che tanto sacrificio in termini di libertà, se son capaci di sopportarlo, è solo per gustare un mottarello, c'è da compiangerli.
?
2011-08-30 19:15:21 UTC
Penso che il detto che si vorrebbe: uovo, gallina e cùlò caldo, non potrebbe calzare meglio per quello che hai scritto, soprattutto a seconda di come ci torn comodo. Ma si sa la vita non da sconti, ogni cosa ha un prezzo, vuoi essere coerente? Mettitela via, paga il prezzo che hai deciso e si " felice ", se no sarai sempre uno dei tanti, che nel loro mal contento, troveranno l' unica " realizzazione "


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