il mio punto di vista è splendidamente espresso da thraling.
la crescita di un figlio è un procedimento che avviene per individuazione e differenziazione.
una delle due falle provoca disagio.
la falla nel processo di individuazione corrisponde al genitore assente.
che poi magari può essere anche presente, ma emotivamente non è disponibile. se un genitore non si pone in modo amorevole del figlio, che poi cerchi di comunicare o meno poco importa, non avrà mai autorevolezza ed il processo di individuazione ne sarà inficiato.
chi vorrebbe mai assomigliare e rpendere come punto di riferimento una persona emotivamente estranea, per di più un genitore, da cui non ti arriva ciò che ti è dovuto...?
questa si potrebbe definire carenza genuitoriale.
dove la mancanza di cure e di attenzioni, non è dovuta ne alla veeemenza con cui sn espresse, ne al fatto di "avergliele fatte passare e meno"
cioè non sono tanto i significati trasmessi o meno, la forza con cui ci si impone, o quanto si permetta o meno ai figli, ma si gioca nella sfera emotiva...
un genitore amorevole aunto stolto, avrà un figlio "fedele al genitore" della stoltezza... cmq si sarà guadagnato credibilità...
sul processo di differenziazione è la crisi attuale.
spesso il genitore non se ne fa una ragione. non lo accetta.
per un paio di motivi fondamentali:
- accettare che il figlio non è più un bambino, paura che l'indipendenza figliale porti quest'ultimo alla lesione.
- un tradimento esistenziale. il genitore ha dei simboli a cui tiene e vede il figlio incorporare simboli che non solo non lo contraddistinguono, ma che gli sn opposti.
è l'essempio chiarissimo di fara.
"mio figlio vuole il tatuaggio, io non voglio"
ma alla fine cos'è il tatuaggio se non un simbolo?
beh anche una scelta, una scelta che riguarda rpettamente se stessi (non è un matrimonio che coninvolge una seconda persona, ne la scelta di un lavoro che influisce in maniera determinante sul proprio stile di vita. non è una scelta di vita che coinvolge altri, come scegliere di mettere un'ipoteca sulla casa...)
è una scelta simbolica. per un ragazzo il tatuaggio è qualcosa, cosa non so, è soggettivo... per me è libertà e scriversi la propria interiorità sulla pelle, per il figlio di fara non so, per fara è marchiarsi come gli animali.
il processo di differenziazione oggi è vissuto come più traumatico perchè la società stessa si è differenziata - rispetto quella dei tempi dei miei genitori, quindi i vostri tempi credo- rispetto a come era prima, se poi si aggiunge la crisi, che cmq c'è e si sente. ecco che si ha la percezione di una pericoloso (ed in tal senso ci sn i telegirnali a dipingere scenari falsamente apocalittici) mondo che ultimamente è cambiato in peggio per via delle variazioni della cultura.
la cultura di certo è cambiata. e di certo è cambiata sia nel bene che nel male. ma andare a piangere la società delle ragazze madri che finivano a fare le prostitute e della pedofilia inesistente solo perchè quando il bambino denunciava, se era fortunato era deriso, altrimenti picchiato perchè mentiva...
beh mi sembra un po esagerato.
tornando alla differenziazione, è naturale che un genitore tiri la corda, ma non per qusto credo sia salubre, soprattutto epr il figlio.
la differenziazione è un processo naturale, e serve per aquisire una propria indipendenza, ma non solo, serve anche per crecsere per sviluppare armoniosamente la prorpia personalità.
se in nome della paura del epricolo, si blocca questo processo, si va a realizzare la più grande paura.
ed è la storia dell'iperprotezione.
"nooo mio figlio non può andare li da solo, è pericoloso, lo accompagno io - i genitori migliori- non ci va! - quelli meno accondiscendenti"
poi ti ritrovi con un 30 che non prende il treno perchè ha paura, ha 20.000 fobie e non ha l'iniziativa per nulla.
cosa c'entra l'iperprotezione con l'ostacolare il processo di individuazione?
il semplice fatto che se uno non fa esperienze dirette non cresce.
le sperienze non possono essere mediate dalla retorica genitoriale, quella è solo una base da cui partire, non il punto di arrivo (anche perchè qualora vi fosse punto di arrivo, sarebbe una tragedia, non si può avere un punto di arrivo in un processo di crescita)
l'atto di ostacolare il processo di differenziazione, è un'atto di sopraffazione da parte del genitore nei confronti del figlio.
perchè si, se ne può discutere quanto si vuole, ma tanto (negli aspetti retorici) l'arma ce l'hanno i genitori. l'avranno semrpe, perchè sn spalleggiati dal sistema, hanno una retorica migliore, hanno una cultura da cui trarre, i figli no, non hanno nemmeno la consapevolezza dei loro bisogni, ma questo non vuol dire che un bisogno sia meno importante solo eprchè in una certa fase della proria vita non si è cosapevoli di quanto valga.
d'altra parte, nella vita il coltello dalla parte del manico l'hanno i figli, perchè hanno la scelta, che va a farsi benedire solo quando decidono di arrendersi la genitore (che sia per rispetto, sensi di colpa, paura della punizione...) ma se un figlio non vuole c'è poco che il genitore possa fare.
ecco perchè la retorica serve a ben poco.
e qaulcosa si vinca in quel confronto che diventa uno scontro, si vince senza crescita.
cioè se io attraverso una prova si forza convinco mio figlio ad evitare qualcossa di superficiale o a fare qualcosa che seconod me è profondo, non per questo mio figlio ne acquisirà in autocoscenza o profondità.
rirpendo l'esempio si fara perchè è davvero comodo.
se per lei il tatuaggio è qualcosa di superficiale, mettiamo pure che il figlio non lo voglia fare come gesti simbolico forte, ma solo epr moda, il figlio non ne crescerà di certo dal rifiuto...
cioè non è che basta impedire il tatuaggio per avere maggiore coscienza di sè
in compenso avrà la frustrazione di non essersi "differenziato". e sta cosa se la porterà (vabbè ripeto che cavalco l'esempio, non dico che nella vita il figlio fi fara sarà segnato per il tatuaggio non fatto... anzi, no entro proprio nel merito, non conoscendo la situazione)
dunque:
nel rifiuto del tatuaggio non solo non c'è crescita, ma il disagio è altrove, pòerchè se davvero un ragazzo lo vuole fare superficialemte, il danno non è il tatuaggio, sn le premesse ad essere il problema ovvero la superficialità in se per se.
poi gli si pone un rifiuto del genere, un'impedimento alla differenziazione.
se questo impediemnto è costante..
... beh certo il genitore può pure essere cnotento di avere un figlio "con la testa a posto" che studia, lavora, non ha grilli per la testa (e che en sa... mica sta nella sua testa...) non fa tardi la sera...
avrà il figlio che CORRISPONDE alle sue aspettative...
ma il figlio come starà?
una volta bloccata una strada, poi un'altra, poi un'altra ancora...
se il processo di differenziazione viene costantemente bloccato, come si sviluppa?
o problemi piscologici, attacchi di panico, ansia, tendenza alle dipendenze, ecc...
o psicosomatici, se sn reperssi persino dalla psiche...
o anzioni che costituiscono un tentativo di svincolarsi.
non a caso, la propensione alla dipendenza, molte volte (non si può generalizzare) costituisce un tentativo si svincolo da una famiglia da cui si vorrebbe essere indipendenti ma non si sa come farlo (o non si sa come desiderarlo)
torniamo all'esempio dell'ubriachezza.
una ragazzina beve fino a stare male.
tutti dicono, se avesse fatto come dicevano i genitori non sarebbe successo... ok, ma a quale prezzo?
al prezzo sempre della salute o della gioia di vivere.
il genitore non si può sostituire a ni nella scelta delle decisioni.
il ruolo del genitore è insegnare a scegliere, non insegnare la scelta giusta (come ha detto qualcuno, parlando dell'insegnare a distinguere il bene dal male, cosa che non condivido assolutamente perchè le prospettive di ben e di male sn soggettive, anche il KKK ha una forte scelta etica... peccato che quelli che per loro sn valori per noi sn anti-valori)
allora ripercorro questa genesi del disaagio che sto ricostruendo oggi.
-un ragazzino cerca di differenziarsi dal genitore.
-il genitore dice "oddio cosa mi sta chiedendo! è plagiato da questa società dei consumi, devo mettere un freno!" - come se il genitore a sua volta non fosse stato plagiato dalla società della tradizione e dei tabù...- e si oppone ai suoi vari tentativi
- il ragazzino, non sviluppa senso critico con queste proibizioni, ma solo senso di frustrazione
- non trovando libertà di ESSERE, cerca di FARE la sua libertà, come un ragazzino superficiale riesce a fare, ad esempio, riempiendosi d'alcool... -autoaffermazione, "io posso fare quello che voglio, io posso gestire me stesso-
- conclusione, solita retorica, "i ragazzi non sono più quelli di una volta"
adesso mi chiedo
dov'è l'assenza e dov'è l'ingombro?
l'assenza c'è, ma non è quantitativa, bensì qualitativa.
l'assenza è nel non aver dato più strumenti critici ai figli.
l'ingombro c'è, ed è prettamente quantitativo.
è di aver compensato l'assenza di critica di autocritica, e di sviluppo di capacità critica nel figlio, con atti di controllo, permessi o cmq tutto ciò che costituisce una barriera la processo di differenziazione.
questo è il mio pensiero.