Domanda:
Troppo ingombro o troppa assenza?
etcetera
2009-08-02 13:53:54 UTC
Una recente notizia (una ragazzina di 14 anni trovata ubriaca presso le colonne di San Lorenzo a Milano, sul viso il taglio del vetro della bottiglia rotta e i genitori, separati, a quanto pare, in vacanza.) mi ha ricordato una vecchia domanda di Serapide sul malessere giovanile e alla risposta di Mandragora, tanto interessante che avrei sempre voluto riprenderla. In particolare una frase della risposta mi aveva colpito, rivolta alla generazione più adulta: voi siete troppo ingombranti (con le vostre concezioni, la vostra incapacità di comprendere e il vostro fraintendere il significato della trasgressione legandola al pericolo invece che al bisogno di manifestarsi per ciò che si è). E' vero, avevo pensato, c'è un vecchiume becero e asfissiante in Italia, basta guardare la classe politica, e non si fanno più nemmeno figli. Eppure quando ero un ragazzo io, o quando era giovane mio padre che si tenne in casa i suoi fino alla loro dipartita (con mio nonno che si sentì fino all' ultimo indiscusso capo famiglia), quanto era l' ingombro reale e percepito dei vecchi di allora? più o meno di quello di oggi? E oggi quella ragazzina trovata ubriaca soffrirà di più dell' ingombro dei suoi o di una tragica assenza? Di quel menefreghismo egoista e fintamente spensierato che sembra ormai accompagnarci costantemente e a cui alcuni riescono a farci solo crescendo il callo, a imparare che questa è la norma e dunque l' oscena normalità quotidiana?

Questo è il link alla domanda citata:
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090628020510AAPNVGP
Diciannove risposte:
fara
2009-08-03 01:42:59 UTC
cosa è la trasgressione , e perchè si trasgredisce ?

protesta , malintesa libertà , assenza di limiti ?

ricordo la bellissima risposta che hai citato , e l'ho trovata piena di moltissime verità condivisibili .

Totale Assenza e Troppa presenza , sono ambedue modalità educative che non mi trovano d'accordo .

La libertà cresce con chi la sa accogliere , e la sa utilizzare al meglio , non mercificandola a basso costo , ma conquistandola e conoscendola nel profondo , pesandone la responsabilità, condividendone l'immenso potere .

Ubriacarsi in giovanissima età è una risposta ad una assenza ? o piuttosto un vuoto di valori , una stitichezza di emozioni da rinnovare in qualche modo che ci/li faccia sentire grandi , potenti , importanti ?

30/35 anni fa la protesta era la droga : non tanto (solo) lo spinello , ma l'eroina , che mieteva vittime innumerevoli .

la protesta era la contestazione dei sistemi e dei mezzi : ma oggi a chi è che verrebbe in mente una controrivoluzione del sistema in cui viviamo ?

Abbiamo tutto , e il di più del tutto . Il superfluo è divenuto essenziale .

Il possedere , l'avere vale sempre più dell'essere...



mio figlio vorrebbe farsi un tatuaggio .

me lo ha detto da molto tempo , ma da quando è diventato maggiorenne la sua richiesta si fa più pressante .

Ne abbiamo parlato diffusamente , il significato , il simbolismo , la motivazione debbono essre fortissimi ed autentici , altrimenti è un marchiare le bestie (per me ) .

Sono mesi di tira e molla , ciascuno portando le proprie motivazioni , ma il tatuaggio ancora non c'è .

Un suo amico - a cui i genitori avevano negato il permesso - se l'è andato a fare di nascosto : tanto sono maggiorenne , ha detto .

Invece io e il mio ragazzo ancora non ci siamo stancati di parlarne .

So che dovrò cedere , il suo è un atto di cortesia nel coinvolgermi , so che non posso oppormi "solo" perchè non apprezzo il significato e il significante dell'evento , ma il parlare è bellissimo .



ciao Maral, che bello leggerti !



@@@@@@@@

x Mandragola

"per me è libertà e scriversi la propria interiorità sulla pelle, per il figlio di fara non so, per fara è marchiarsi come gli animali"

ho chiesto a mio figlio di darmi una motivazione autentica del farsi tatuare . Tanti ragazzi , e anche adulti , lo fanno , ma dubito che in molti possano utilizzare l'espressione delicata che hai usato tu , e che indica personalità , pensiero , capacità di scegliere autentica e forte.

Per me è inconcepibile "omolgarsi " per sentirsi qualcuno ,

essere tutti per essere se stessi:questo rifiuto non come madre , ma come donna , e da essere umano fragile e fallace , mi permetto solo di ricordare che i simboli debbono avere un significato che vuoi trasmettere agli altri , oltre che a te stesso .

Responsabilità , capacità critica , ricerca di se stessi , questi i miei principi , e sono gli unici valori su cui posso confrontarmi ( senza imporli assolutamente ) con i miei figli .

grazie ancora per gli spunti di riflessioni preziosissimi a te Maral , a Mandragola e a tutti .

:-)
El GRINGO
2009-08-03 01:31:05 UTC
e' questo mettersi su un altarino da una parte e dall'altra che lo trovo dannoso e non utile a formare la persona.



Mi spiego, se mio figlio mi dicesse che sono troppo ingombrante e non capisco gli direi ok parliamone ma non ti mettere su un altarino come non lo faccio io, spesso sugli altarini si diventa ciechi e stolti....e si fanno pure proseliti :(



Parità di espressione si ma che sia chiaro, siamo nonostante tutto animali di gruppo, io gli darei amore affetto e comprensione ai figli, cercherei di fare del mio massimo e pure di piu'......ma preferisco essere io il capobranco piuttosto che qualche pìrla che incontrano in giro .
2009-08-03 01:19:24 UTC
Ancora ricordo quella frase da te citata, colpì anche me ma non la ritenni una verità, semmai una delle tante varianti possibili e lo dimostrarono le risposte di alcuni ragazzi, palesemente contrastanti rispetto a quell’assunto e alle quali ho inteso dare risalto, credendo nell’intelligenza dei giovani e ponendo in loro la fiducia che meritano, la mia recondita speranza ed il mio credo, vivere e credere per e con i giovani !!!

Non v’è un vero decalogo che indica la strada ad un genitore come comportarsi in determinate situazioni, i precetti non hanno senso e chi ne ha, è lontano mille miglia dal mondo dei giovani.

Credo che per un attimo bisognerebbe spogliarsi delle proprie esperienze, cambiare la vecchia pelle e abbandonare momentaneamente tutto il nostro bagaglio solo per provare ad immedesimarsi in un giovane di oggi, inserirsi nel suo habitat, vivere nella sua società, senza alcuna riserva mentale ma con libertà intellettuale che li contraddistingue, e solo con questa disponibilità alla propensione possiamo comprendere le loro aspettative, le loro ansie, i loro dubbi, e ascoltarli finalmente senza che si vedano costretti a non dirci nulla di loro, eliminando ogni forma di dialogo, la lontananza a volte la creiamo noi ed è proprio per questo che il dialogo tra le parti assume un’importanza assoluta.

La società madre del bene e del male ha portato tanti genitori ad inseguire sempre più il denaro, lasciando in disparte la famiglia; le soddisfazioni personali e gratificazioni provengono dal mondo del lavoro e non dal sorriso spensierato di nostro figlio che diventa sempre più uno sconosciuto, sin da quando lo abbandoniamo davanti ad un tv o ad un pc, giorno dopo giorno non ce ne accorgiamo che siamo presi dal frenetico turbinio della vita e perdiamo inesorabilmente alcuni valori che ci erano stati impressi nella nostra famiglia d’origine, ma allora era un altro tipo di società e qui il discorso si amplia e non è il caso di analizzare gli effetti del presunto progresso e civilizzazione dell’uomo moderno.

Bensì bisognerebbe affidarsi al buon senso, alla capacità di ciascuno di noi si riflettere e mollare la corsa frenetica di tutti i giorni considerando che il traguardo è fittizio e spesso freddo e senza valore e riprendere a camminare allungando la mano responsabilmente a chi ce la tende … è nostro figlio ed ha bisogno di noi e non di cose o oggetti che possono tranquillizzare solo le coscienze più grette e meschine, cieche e sorde ai richiami e segnali che provengono dalla nostra speranza nel futuro, se non è farsi del male questo !!!
2009-08-03 00:51:21 UTC
Ciao Maral, domanda legittima, più che necessaria da porsi e dunque particolarmente interessante. Mi fermo a scrivere la mia (spero breve) riflessione.

Da figlio, ti posso dire che i miei genitori sono troppo ingombranti in quanto non mi permettono di fare nulla. Vivono delle loro personali idee vecchie di due generazioni, fra bigottismo, razzismo, omofobia... ed io che sono per la Libertà consapevole capisci che fra le quattro mura di casa mi sento semplicemente soffocato. Questa è una delle due facce della medaglia.

Poi, da amico, posso parlarti di una persona che conosco e che a causa della troppa assenza dei suoi genitori è lasciata completamente allo sbaraglio, libera di fare quello che più preferisce e quindi sì, in questo caso si sbagliare. La seconda faccia della medaglia.

Ora, quello che vorrei dire è che l'inghippo sta proprio nelle due facce, che sembrano non essere in grado di creare una semplice e più equilibrata via di mezzo, lasciando solo sfogo al tutto e al niente, che sfocia sempre e comunque in una negatività a dir poco lacerante. Pensare ad un figlio troppo soffocato da genitori ingombranti significa considerare che sì, sarà portato a compiere eventuali azioni "sovversive" proprio a causa di quella sua castrazione, ma con un piccolo dettaglio da considerare: i suoi genitori troppo presenti gli avranno insegnato cosa è bene e male e soprattutto lo avranno spronato a riflettere e ad usare la propria testa sempre. Lasciare invece un figlio allo sbaraglio fregandosene di lui implicherà non fargli comprendere cosa sia bene e male e soprattutto aver dato vita ad una creatura che, a causa della sua incapacità di giudizio, sarà in tutto e per tutto facilmente influenzabile da chiunque abbia idee più ferrate e un carattere più forte dei suoi...

Di conseguenza penso che la forbice esista eccome, da una parte schierando genitori ingombranti e dall'altra troppo assenti, vedendo crescere da una parte figli consapevoli ma frustrati e dall'altra figli totalmente in balia del mondo che credono di essere liberi ed invece ne sono schiavi. Il meglio sarebbe dunque se si potesse raggiungere un compromesso, e questo lo si ottiene solo quando si ha a che fare con un Genitore degno di questo nome, quella persona in grado di esserci e non esserci al tempo, non invadente e non menefreghista, che ti lasci fare quel che vuoi da una certa età in su perché ti ha insegnato precedentemente cosa è bene e cosa è male, che abbia fiducia in te e proprio per questo ti lasci carta bianca, perché tanto sa che tu non farai mai alcuna stupidata, ed allora ecco che un figlio non arriverà ad ubriacarsi a 14 anni, o a scappare di casa perché fra le quattro mura di quel carcere non può nemmeno essere Sé stesso, ma un sé stesso che non è niente di riprovevole o di ingiusto, di scorretto o di sbagliato o indegno, ecco che allora i figli, quelli che sono l'alba del domani, sarebbero più consapevoli e non si vedrebbero mettere di fronte un mondo che in sostanza fa schifo o paura, perché grazie alla loro consapevolezza sarebbero in grado di costruire qualcosa sulle macerie che le generazioni attuali e scorse stanno consegnando loro.

Come insegnava il sommo Socrate bisogna conoscere ciò che ci circonda per poter costruire qualcosa di migliore, perché questo è lo scopo: creare un mondo migliore grazie all'istruzione, all'affidabilità, alla costanza e perseveranza delle generazioni future, proprio quelle che attualmente sono purtroppo frutto di troppo ingombro o troppa assenza, ergo se il mondo sta andando a pùttane non è colpa dei giovani, ma degli adulti che non sono in grado di fare i genitori, tutto qui.

Buona settimana
gio action
2009-08-02 14:27:48 UTC
Soffrirà indubbiamente di una tragica assenza mentre i due genitori soffriranno di un tragico ingombro, la figlia.



Oggi purtroppo è pandemica come l'H1N1 la sindrome di peter pan, dove tanti genitori autocentrici si separano per rivivere i fasti dell'adolescenza, con la pregiudiziale di un'ingombrante responsabilità, quella dei figli.



E come adolescenti spesso si deresponsabilizzano, lasciando i figli senza approrpiati riferimenti ed indirizzi educativi ma con tanta solitudine e soldi in tasca.



Meglio, molto meglio la società parruccona di un tempo, dove l'educazione era un affare sociale che ridondava pesantemente all'interno di ogni nucleo familiare, dove si costruiva, con le buone e con le cattive, il senso della famiglia e della società.



Quali valori abbiano iniettato oggi i genitori edonisti alla figlia ubriaca è lapalissiano: nessuno
2009-08-02 14:06:57 UTC
Credo che si sia, come capita spesso in queste cose, passati da un eccesso all'altro.



Io sono più giovane di te, però sono cresciuto con una mentalità "il salvadaio non si rompe proprio quando è pieno" e " se vuoi qualcosa te la devi guadagnare"



la risposta semi - ribelle che si ha in questi casi è: quando avrò dei figli permetterò e darò loro tutto ciò che non ho potuto avere io



ma mi fermo a riflettere e penso: voglio dare a loro qualcosadi cui hanno effettivamente bisogno oppure sto viziando me stesso proiettato su di loro?



Credo che sia questa la differenza fondamentale tra ciò che è stato e ciò che è
2009-08-02 15:31:50 UTC
Nel processo formativo degli adolescenti, nello specifico quello attuato dai genitori, si oscilla costantemente tra due scuole di pensiero: una è quella della superficialità e del lasciar fare( permissivismo assoluto), l'altra è quella dell'autoritarismo. Condizionati dalla logica del concedere in forma illimitata,imposta dalla società odierna e dai costumi dilaganti ispirati al libertinaggio, i genitori hanno difficoltà a gestire il rapporto con i propri figli ,che vogliono in qualche modo emulare il comportamento tipo e normale dei loro compagni: far tardi la sera, avere lo scooter, andare in discoteca ,etc.Modelli imposti anche dai media.

Eterno dilemma tra il consentire o meno, il lecito e l'illecito, il giusto e l'erroneo,per i genitori si è in continua lotta interiore perché si resta sempre in una situazione di sconcerto e col dubbio se effettivamente quella cosa si doveva permetterla o meno.

Penso che tra il permissivismo incondizionato e l'autoritarismo e l'oppressione esista una giusta misura: mettere il giovane in condizione di gestire la propria libertà, sviluppando quella forma mentis e quel modus vivendi critico che manca a molti.Il processo educativo deve tendere a trarre il meglio dalla gioventù"bevuta" , per dirla con l'espressione di un dossier,e smarrita, alla ricerca di un'identità che riesce a trovare nelle cose.Sensibilizzare le nuove generazioni ai valori, alla politica intesa come servizio, ai problemi ecologici ed a tutto ciò che comporta l'attivazione di strategie del pensiero autonomo e critico.

E' un'operazione complessa, in quanto le istituzioni sono distanti tra loro e non agiscono in sinergia per un effettivo cambiamento e miglioramento della questione giovanile.

Essere genitori è difficile sia per la presenza ingombrante, esercitata come principio del padre padrone, sia per l'assenza sistematica ossia quella di genitorialità non effettiva , ma solo di facciata.

Tutta la società ha il dovere di educare i giovani che sono speranza del domani: i media, la scuola, le associazioni, i gruppi di ogni tipo e ciascuno della comunità umana deve interiorizzare il principio di accoglienza verso l'altro ed assumersi le responsabilità etiche di costruire un mondo più autentico, dove il giovane divenga fine e protagonista e non mero strumento di una società che rinnega la vita in tutte le sue forme.
tatonzo
2009-08-02 15:15:14 UTC
Ciao..ti dico solo..complimenti, si per la domanda/denuncia..che mi fa sentire NON piu solo...il tuo scritto che rileggerò con calma ed anche il link...mi ha colto..al punto che mi sono messo subito a scriverti ..questo: Sotto le Colonne di San Lorenzo io sono cresciuto e se le conti..scoprirai il mio gioco, uno dei tanti...alla risposta su Quante sono le colonne??io rispondevo ridendo,"sbagliato" perché in cima se guardi bene ve ne é una piu piccola.....Passavo sere a parlare con un amico..quando non lavoravo in Piazza del Duomo.dove sono nato...Davanti a quella chiesa...sono cresciute le mie idee..le mie delusioni ed anche gli stupendi pomeriggi con ragazzine...sempre li davanti alla chiesa.L' oratorio di San Giorgio ed i suoi ragazzi di cui io facevo parte si sono scontrati con quelli di San Lorenzo si, ci si é picchiati..senza coltelli,,senza pistole e senza vergogna perché due ore dopo al di la degli acciacchi tutti eravamo assieme a contenderci il sorriso di ragazze che per poterle baciare ma..sulla bocca e via..bisognava prima essere promossi..frequentare gli oratori..e credere.Si nella famiglia, nel rispetto del genitore, nei consigli saggi ma scomodi.. Rispetto alle persone adulte..avere i capelli bianchi allora significava essere degni di rispetto.Oggi si programma la rottamazione dell' uomo, perchè essendo vecchio..Deve essere messo da parte perchè é un costo per la società..Noi io te ed altri abbiamo allevato i nostri figli con quei valori ed oggi persone come Noi...hanno un passato meno ricco anzi poverissimo di oggetti motorini..cell, soldi..ma siamo integri moralmente e fisicamente.. Questo sito per Noi?'era ..Le Colonne di San Lorenzo.Temo ho paura per i giovani..tanta....guardandoli e leggendoli si sente la totale assenza dei genitori e dei contenuti della famiglia...alcuni sono persi...altri lottano,,altri si illudono..bevendo o altro..le femmine prima la danno e poi si presentano..ma non perchè non sono serie ma perchè il "maschio" quello che fa le "pinne" con il motorino..deve coprire..e poi si schianta in tre senza casco..con la famiglia piangente che dice...é stata solo questa volta...peccato che avesse abbandonato la scuola da tempo per essere mantenuto dal padre disoccupato. La società si é evoluta.????....si..peccato che la musica quella vera....gli anni sessanta...oggi sia ancora la MUSICA...Abbiamo lasciato un eredita da colpevoli?? abbiamo costruito??osservando il risultato direi di no?!! O forse.al posto di Giudicare i giovani di oggi e di come sono "soli" in mezzo alla gente...con la famiglia che ha demandato al denaro il ruolo....forse dicevo..bisognerebbe iniziare a fare GLI ESAMI DI IDONEITA AD ESSERE GENITORE???..Scusami se mi sono concesso delle divagazioni...ma il concetto é questo e lo hai certamente capito. Un abbraccio..
lucia L
2009-08-03 01:59:41 UTC
che Bella persona Fara...
jo_sephine04
2009-08-02 14:41:51 UTC
Si fa del nostro meglio noi genitori, cercando di non essere troppo opprimenti (è giusto che i ragazzi abbiano fiducia in se stessi e sentano che abbiamo fiducia in loro) ma anche dfi far capire che siamo presenti e pronti ad aiutare all'occorrenza
2009-08-04 23:13:48 UTC
Sono più propensa a credere che il malessere della gioventù di oggi sia dovuto al troppo assenteismo più che ad un soffocante ingombro. Io sono cresciuta con due genitori molto "ingombranti" da un punto di vista psicologico e non nascondo che a volte avrei voluto liberarmi da questo peso che sembrava seguirmi in tutte le mie scelte. Immagino sia difficile per un genitore crescere un figlio equamente, rispettando determinati valori ed allo stesso tempo adattandosi ad un mondo che cambia. Il divario generazionale è sempre esistito, lo riconosco nelle parole di mio padre quando racconta di mio nonno ed in quelle di mia nonna quando parla della sua giovinezza. Oggi il genitore è una figura assente, sostituita da mezzi "educativi" più immediati come la televisione (e non è un luogo comune), la classe politica (se lo fanno ai vertici, sarà legale, no?), il Centro Commerciale nuovo Paese dei Balocchi, il lassismo evidente ed esplicito che dilaga nella società. Come contrapporsi a tutto questo? In un'età in cui si è facilmente malleabili, credo che l'ingombro di un genitore sia importante. Quello che è difficile è il dialogo con una generazione nata nel futuro (come tutte le generazioni), solo che a differenza del passato oggi sembra mancare il TEMPO. Per questo al posto delle parole si preferisce stare a guardare (ma non troppo, il tempo è denaro). I genitori non sempre rappresentano un buon esempio o comunque un esempio da seguire, ma il concetto fondamentale non credo sia seguire le orme paterne (o materne), lasciandosi indirizzare nelle scelte, quanto una comprensione unilaterale da parte di un genitore verso il figlio. Dico unilaterale perchè un figlio non ha tempo di vivere il passato, mentre il genitore è responsabile della crescita di un individuo in un contesto sociale che non gli appartiene più. Solo la comprensione può permettere l'assenteismo. Ma lasciare una ragazzina di 14 anni ad ubricarsi per strada, mi fa pensare che alla base ci sia un problema di incomunicabilità. Se prima c'era l'ingombro di un nonno in casa, con la sua mentalità, la sua pretesa di capo-famiglia, ogni c'è l'ingombro dell'assenza: un vuoto che pesa più di qualsiasi libertà concessa.
Mandragora of nonexistence
2009-08-03 16:48:17 UTC
il mio punto di vista è splendidamente espresso da thraling.



la crescita di un figlio è un procedimento che avviene per individuazione e differenziazione.



una delle due falle provoca disagio.

la falla nel processo di individuazione corrisponde al genitore assente.

che poi magari può essere anche presente, ma emotivamente non è disponibile. se un genitore non si pone in modo amorevole del figlio, che poi cerchi di comunicare o meno poco importa, non avrà mai autorevolezza ed il processo di individuazione ne sarà inficiato.

chi vorrebbe mai assomigliare e rpendere come punto di riferimento una persona emotivamente estranea, per di più un genitore, da cui non ti arriva ciò che ti è dovuto...?



questa si potrebbe definire carenza genuitoriale.

dove la mancanza di cure e di attenzioni, non è dovuta ne alla veeemenza con cui sn espresse, ne al fatto di "avergliele fatte passare e meno"

cioè non sono tanto i significati trasmessi o meno, la forza con cui ci si impone, o quanto si permetta o meno ai figli, ma si gioca nella sfera emotiva...



un genitore amorevole aunto stolto, avrà un figlio "fedele al genitore" della stoltezza... cmq si sarà guadagnato credibilità...





sul processo di differenziazione è la crisi attuale.

spesso il genitore non se ne fa una ragione. non lo accetta.

per un paio di motivi fondamentali:

- accettare che il figlio non è più un bambino, paura che l'indipendenza figliale porti quest'ultimo alla lesione.

- un tradimento esistenziale. il genitore ha dei simboli a cui tiene e vede il figlio incorporare simboli che non solo non lo contraddistinguono, ma che gli sn opposti.

è l'essempio chiarissimo di fara.

"mio figlio vuole il tatuaggio, io non voglio"

ma alla fine cos'è il tatuaggio se non un simbolo?

beh anche una scelta, una scelta che riguarda rpettamente se stessi (non è un matrimonio che coninvolge una seconda persona, ne la scelta di un lavoro che influisce in maniera determinante sul proprio stile di vita. non è una scelta di vita che coinvolge altri, come scegliere di mettere un'ipoteca sulla casa...)

è una scelta simbolica. per un ragazzo il tatuaggio è qualcosa, cosa non so, è soggettivo... per me è libertà e scriversi la propria interiorità sulla pelle, per il figlio di fara non so, per fara è marchiarsi come gli animali.



il processo di differenziazione oggi è vissuto come più traumatico perchè la società stessa si è differenziata - rispetto quella dei tempi dei miei genitori, quindi i vostri tempi credo- rispetto a come era prima, se poi si aggiunge la crisi, che cmq c'è e si sente. ecco che si ha la percezione di una pericoloso (ed in tal senso ci sn i telegirnali a dipingere scenari falsamente apocalittici) mondo che ultimamente è cambiato in peggio per via delle variazioni della cultura.

la cultura di certo è cambiata. e di certo è cambiata sia nel bene che nel male. ma andare a piangere la società delle ragazze madri che finivano a fare le prostitute e della pedofilia inesistente solo perchè quando il bambino denunciava, se era fortunato era deriso, altrimenti picchiato perchè mentiva...

beh mi sembra un po esagerato.



tornando alla differenziazione, è naturale che un genitore tiri la corda, ma non per qusto credo sia salubre, soprattutto epr il figlio.



la differenziazione è un processo naturale, e serve per aquisire una propria indipendenza, ma non solo, serve anche per crecsere per sviluppare armoniosamente la prorpia personalità.

se in nome della paura del epricolo, si blocca questo processo, si va a realizzare la più grande paura.

ed è la storia dell'iperprotezione.

"nooo mio figlio non può andare li da solo, è pericoloso, lo accompagno io - i genitori migliori- non ci va! - quelli meno accondiscendenti"

poi ti ritrovi con un 30 che non prende il treno perchè ha paura, ha 20.000 fobie e non ha l'iniziativa per nulla.

cosa c'entra l'iperprotezione con l'ostacolare il processo di individuazione?

il semplice fatto che se uno non fa esperienze dirette non cresce.

le sperienze non possono essere mediate dalla retorica genitoriale, quella è solo una base da cui partire, non il punto di arrivo (anche perchè qualora vi fosse punto di arrivo, sarebbe una tragedia, non si può avere un punto di arrivo in un processo di crescita)

l'atto di ostacolare il processo di differenziazione, è un'atto di sopraffazione da parte del genitore nei confronti del figlio.

perchè si, se ne può discutere quanto si vuole, ma tanto (negli aspetti retorici) l'arma ce l'hanno i genitori. l'avranno semrpe, perchè sn spalleggiati dal sistema, hanno una retorica migliore, hanno una cultura da cui trarre, i figli no, non hanno nemmeno la consapevolezza dei loro bisogni, ma questo non vuol dire che un bisogno sia meno importante solo eprchè in una certa fase della proria vita non si è cosapevoli di quanto valga.

d'altra parte, nella vita il coltello dalla parte del manico l'hanno i figli, perchè hanno la scelta, che va a farsi benedire solo quando decidono di arrendersi la genitore (che sia per rispetto, sensi di colpa, paura della punizione...) ma se un figlio non vuole c'è poco che il genitore possa fare.

ecco perchè la retorica serve a ben poco.

e qaulcosa si vinca in quel confronto che diventa uno scontro, si vince senza crescita.

cioè se io attraverso una prova si forza convinco mio figlio ad evitare qualcossa di superficiale o a fare qualcosa che seconod me è profondo, non per questo mio figlio ne acquisirà in autocoscenza o profondità.

rirpendo l'esempio si fara perchè è davvero comodo.

se per lei il tatuaggio è qualcosa di superficiale, mettiamo pure che il figlio non lo voglia fare come gesti simbolico forte, ma solo epr moda, il figlio non ne crescerà di certo dal rifiuto...

cioè non è che basta impedire il tatuaggio per avere maggiore coscienza di sè

in compenso avrà la frustrazione di non essersi "differenziato". e sta cosa se la porterà (vabbè ripeto che cavalco l'esempio, non dico che nella vita il figlio fi fara sarà segnato per il tatuaggio non fatto... anzi, no entro proprio nel merito, non conoscendo la situazione)



dunque:

nel rifiuto del tatuaggio non solo non c'è crescita, ma il disagio è altrove, pòerchè se davvero un ragazzo lo vuole fare superficialemte, il danno non è il tatuaggio, sn le premesse ad essere il problema ovvero la superficialità in se per se.

poi gli si pone un rifiuto del genere, un'impedimento alla differenziazione.

se questo impediemnto è costante..

... beh certo il genitore può pure essere cnotento di avere un figlio "con la testa a posto" che studia, lavora, non ha grilli per la testa (e che en sa... mica sta nella sua testa...) non fa tardi la sera...

avrà il figlio che CORRISPONDE alle sue aspettative...

ma il figlio come starà?

una volta bloccata una strada, poi un'altra, poi un'altra ancora...

se il processo di differenziazione viene costantemente bloccato, come si sviluppa?

o problemi piscologici, attacchi di panico, ansia, tendenza alle dipendenze, ecc...

o psicosomatici, se sn reperssi persino dalla psiche...

o anzioni che costituiscono un tentativo di svincolarsi.

non a caso, la propensione alla dipendenza, molte volte (non si può generalizzare) costituisce un tentativo si svincolo da una famiglia da cui si vorrebbe essere indipendenti ma non si sa come farlo (o non si sa come desiderarlo)



torniamo all'esempio dell'ubriachezza.

una ragazzina beve fino a stare male.

tutti dicono, se avesse fatto come dicevano i genitori non sarebbe successo... ok, ma a quale prezzo?

al prezzo sempre della salute o della gioia di vivere.

il genitore non si può sostituire a ni nella scelta delle decisioni.

il ruolo del genitore è insegnare a scegliere, non insegnare la scelta giusta (come ha detto qualcuno, parlando dell'insegnare a distinguere il bene dal male, cosa che non condivido assolutamente perchè le prospettive di ben e di male sn soggettive, anche il KKK ha una forte scelta etica... peccato che quelli che per loro sn valori per noi sn anti-valori)

allora ripercorro questa genesi del disaagio che sto ricostruendo oggi.

-un ragazzino cerca di differenziarsi dal genitore.

-il genitore dice "oddio cosa mi sta chiedendo! è plagiato da questa società dei consumi, devo mettere un freno!" - come se il genitore a sua volta non fosse stato plagiato dalla società della tradizione e dei tabù...- e si oppone ai suoi vari tentativi

- il ragazzino, non sviluppa senso critico con queste proibizioni, ma solo senso di frustrazione

- non trovando libertà di ESSERE, cerca di FARE la sua libertà, come un ragazzino superficiale riesce a fare, ad esempio, riempiendosi d'alcool... -autoaffermazione, "io posso fare quello che voglio, io posso gestire me stesso-

- conclusione, solita retorica, "i ragazzi non sono più quelli di una volta"



adesso mi chiedo

dov'è l'assenza e dov'è l'ingombro?



l'assenza c'è, ma non è quantitativa, bensì qualitativa.

l'assenza è nel non aver dato più strumenti critici ai figli.



l'ingombro c'è, ed è prettamente quantitativo.

è di aver compensato l'assenza di critica di autocritica, e di sviluppo di capacità critica nel figlio, con atti di controllo, permessi o cmq tutto ciò che costituisce una barriera la processo di differenziazione.



questo è il mio pensiero.
lone wulf
2009-08-04 10:06:27 UTC
Ho fatto una considerazione leggendoti: per te con i nonni in casa non sarebbe stato poi così agevole riuscire a fare come la ragazzina di Milano perchè, se il nonno pretendeva da suo figlio l'ubbidienza del dopopoguerra, figuriamoci le discussioni con lui per difendere il tuo diritto di adolescente del nuovo millennio di uscire la sera con gli amici e il valore diverso che per te quell'uscita avrebbe significato. poi con la coscienza che, anche se i genitori erano via, a casa sicuramente la nonna non avrebbe chiuso occhio fino al tuo rientro i tuoi comportamenti sociali sarebbero stati gli stessi? ( anche tenendo conto che tuo padre si era esposto per garantirti la sacrosanta libertà dei nostri tempi ). Si culture non comunicanti, impossibili da conciliare, ma cementate dall'amore e dal senso di appartenenza, sicuramente ingombranti e spesso faticose, ma prive di quelle assenze emotive che, come ci insegnano gli psicologi dell'età evolutiva, sono alla base delle dipendenze che stanno uccidendo una generazione.
Bsaett_2
2009-08-04 09:51:42 UTC
Quando si parla dell’Africa si stigmatizza il fatto che gli africani non sono in grado di realizzare una loro indipendenza economica, una società civile e industriale. Gli africani non sono maturi per poter essere lasciati soli. Allora la società occidentale va in Africa e concede agli africani soldi, poi impianta aziende private nelle nazioni africane che sfruttano le risorse del paese e guadagnano miliardi sulla spalle degli africani. Non si concedono agli africani i mezzi per poter realizzare una società industriale, non si concede agli africani la libertà di scelta, la libertà di decidere del loro sviluppo. I nostri africani sono i giovani!

Si può anche concedere loro fiducia, si può anche ritenerli intelligenti al punto che non si ammazzino sulle strade il sabato sera, ma se poi i buoni intendimenti non vengono tradotti in atteggiamenti concreti, allora è solo una pietosa bugia. Non me ne vogliate, perché non voglio generalizzare. Ognuno giudica la propria casa e la propria famiglia, ma io penso di poter giudicare la società e non vedo tradotto in pratica i buoni intendimenti. Concedere ai giovani la fiducia che meritano non è sufficiente, occorre poi dargli gli strumenti per metterla in pratica quella fiducia. Se ciò non accade, allora quello che si ottiene è solo un mezzo per lavarsi la coscienza.

Siamo in una società dove i giovani sono sostanzialmente inutili per imposizione dall’alto. Qualche giorno fa ho sentito in TV qualcuno che diceva che in questa epoca di crisi fortunatamente (fortunatamente!) i giovani che perdono il lavoro possono essere aiutati dai nonni con le loro pensioni. Siamo in una società che si dice fortunata perché gli anziani aiutano i giovani!

Riuscite a capire la bestialità della cosa ? Dovrebbe essere il contrario! Invece in questa società le pensioni non si riescono mai a ritoccare, ci sono le pensioni più alte d’Europa, e gli stipendi più bassi d’Europa. Leggevo delle statistiche che vedono l’Italia come il paese con il maggior numero di anziani, e la peggiore natalità. Se consideriamo che molti giovani per potersi affermare devono andare all’estero, visto che nelle università, nelle amministrazioni, nelle aziende, si prendono i soliti raccomandati, e spesso si tratta di vecchi tromboni trombati, appunto, che devono essere sistemati da qualche parte, allora il quadro è completo.

In TV non emergono, per fare un esempio, nuovi conduttori, perché “non ce ne sono all’altezza dei vecchi!”. Già, ma se non lavorano mai ? Devono forse nascere già “imparati” ?

Il lavoro non si trova se non hai esperienza. Ma se non lavori come te la fai l’esperienza ?

La nostra è una società dove Casini viene considerato un giovane politico! Un Blair o un Zapatero in Italia sarebbero all’asilo nido. Siamo, è palese ormai, una società di vecchi, regolata da vecchi, al solo scopo di mantenere in vita quei vecchi. Non c’è spazio per i giovani.

Quando un giovane riesce a trovare un posto è ormai già vecchio, quindi ha l’esigenza di recuperare il tempo perduto, e non molla finché non ce la fa più fisicamente.

In famiglia vi è una pesante assenza dei genitori, che spesso non hanno le competenze nemmeno per poter educare i figli. In altri paesi ci sono strutture statali che si occupano di dare appoggio psicologico e pedagogico ai genitori. In Italia tutto va sulle spalle della famiglia, con gli errori tremendi che ciò comporta. È una lotteria, se i genitori sono capaci (perché in genere figli di genitori capaci) allora bene, altrimenti vengono su facilmente dei disadattati o chissà che altro. Ma è una bestemmia solo a dire che un genitore deve essere aiutato! “In casa mia? Giammai!”.

All’assenza in famiglia si contrappone l’ingombro in società, dove tutto è già occupato dagli anziani, gli equivalenti dei nostri genitori. Gli stessi genitori che da una parte cercano disperatamente di trovare, spesso con scappatoie, un lavoro al figlio, si occupano di bloccare la strada ai figli degli altri.

E il risultato è che i figli non li conosciamo più.

Quante volte quando un giovane si suicida, i parenti dicono che non aveva problemi, non se lo aspettavano, non aveva mai fatto capire che stesse soffrendo. Ma è davvero così, oppure sono i genitori che non sanno ascoltare ?

Molti genitori sono totalmente assenti e, sentendosi colpevoli di ciò, riempiono i figli di cose costose, credendo di riempire il loro vuoto, che però è psicologico, non materiale. E così facendo crescono solo dei figli con carenze affettive, che sono portati al bullismo e all’autolesionismo. Altri genitori sono troppo restrittivi, troppo soffocanti, e crescono dei figli repressi che saranno infelici per tutta la vita.

Molti di questi figli vivono male la loro adolescenza, con la consapevolezza però che un giorno lasceranno la famiglia e potranno affermare le propria personalità di fronte al mondo (differenziazione: vedi Mandragora!), ma poi si trovano di fronte ad una società che li rifiuta. Lì cedono.



I genitori, sia in senso di genitori fisici, quanto in quello di società, devono avere la capacità di essere al fianco dei figli, dei giovani. Devono essere al loro fianco per poterli sostenere quando hanno bisogno di appoggio. Mai davanti a segnare la strada che vogliono (loro, non i figli) che i figli percorrano (spesso i genitori costringono i figli a fare quello che loro non sono stati capaci di fare nella loro vita, insomma cercano un riscatto da una vita mediocre attraverso i figli, senza nemmeno chiedere loro cosa vogliono), mai dietro a spingerli a fare quello che i figli non si sentono di fare.
thraling
2009-08-03 03:55:49 UTC
Io direi che "ingombro" e "assenza" sono, in questo caso, due facce della stessa medaglia. Proprio perché troppo "ingombranti" la ragazzina ha preferito non passare le vacanze con i genitori (il caso in cui i genitori non abbiano voluto portarla con loro, che mi sembra tu dia per scontato, a mio parere è invece remoto).

Giustamente citi i casi delle famiglie allargate, che erano una realtà fino agli inizi della seconda metà del secolo scorso, ma mi sembra tu fraintenda il senso di "ingombrante": qual'era la diversità di vedute tra tuo papà e tuo nonno? Erano davvero così inconciliabili? Io credo che la percezione "dell'ingombro" si faccia sentire quando il genitore non è più in grado di leggere efficacemente la realtà nella quale il giovane vive, ma ciononostante faccia valere la sua "presenza". Con un esempio: un padre che parla di Edipo e Cicerone al figlio che va in fabbrica, si butta sul divano a guardare il Grande Fratello ed esce la sera in discoteca, è un padre che non è di nessun aiuto alla vita del figlio, è un padre già "assente" perché non capisce cosa significhi vivere una vita in questo tempo, e sarà quindi, tragicamente, destinato ad essere tanto più "ingombrante" quanto più vorrà forzare gli assiomi (che la cultura ottocentesca vuole eterni e fonte di infinita sapienza) di Edipo e Cicerone. La risposta di Mandragora in fondo punta anche su questo: a rifiutare la retorica su cui poggia molta della cosiddetta "saggezza degli adulti".

Nella vita si deve essere in grado di ritagliarsi un proprio ruolo nelle proprie cerchie di amici, nei vari ambienti, essere pronti a intuire le tendenze e sfruttare al meglio gli strumenti sempre nuovi che arrivano a disposizione: lo è la droga? L'alcool al limite del coma etilico? Benissimo, vediamo come maneggiarli. Credi che non si sappia dei pericoli che comportano? Si sa benissimo, più di quanto non si immagini normalmente. Solitamente però il ruolo degli "adulti", in questo esempio, si esaurisce al cartello di pericolo: "Si danneggiano le cellule epatiche, le cellule nervose non si rigenerano", senza nulla dire (di "utile") sul senso e sulle modalità di utilizzo di questi strumenti; i successi non sono infatti automatici, se sei uno sfigato non è detto che bere e basta ti faccia guadagnare punti.

Tornando quindi al caso della ragazzina milanese: certamente se restava a casa a fare i merletti con la mamma non finiva sfregiata, ma non per questo i merletti sono la soluzione per la vita sociale della ragazzina.

Il problema, ironicamente, può essere quindi che se le generazioni precedenti si sono tendenzialmente imborghesite, hanno però in parallelo sconfermato e rinnegato i traguardi della borghesia ottocentesca, e forse per questo oggi il distacco tra le generazioni è molto più forte che non ai tempi dei tuoi nonni.



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Si, è proprio quello che intendevo. La distanza che può separare (ad esempio) socialismo e fascismo è minore di quella che corre tra questi e chi li considera come miti oramai avvolti nelle sabbie del tempo, cui rifarsi per dissotterrare filologicamente valori immanenti (e spesso solo astratti), o da cristallizzare in riti che hanno letteralmente il gusto del tifo da stadio.
2009-08-02 22:25:07 UTC
Non c'è mai una via di mezzo.....e come diceva mio nonno """il troppo stroppia..."""sia nell'essere assenti che nel troppo presenti.. Vigilare sempre con discrezione e assestare dei NO al momento giusto, sarebbe il mssimo !!!
Cinzia S
2009-08-02 14:23:56 UTC
Ogni generazione cresce e impara dagli sbagli della generazione precedente!

sono dell'idea che guardando i nostri genitori proveremo ad essere genitori a nostra volta, magari migliori, cercando di non ripetere i loro errori!

i figli di coppie separate, prima di sposarsi e di mettere su famiglia sicuramente vorranno essere sicuri che quella del grande passo sia la persona giusta, per non far passare ai figli quello che loro hanno sperimentato sulla propria pelle...e si soffre molto!

Purtroppo questa potrebbe essere la tragica normalità per chi la vive!
gAieTta
2009-08-02 14:06:23 UTC
wo, profonda come domenda...

io direi ke se quella ragazza si è comportata in quel modo i genitori erano assenti e magari aveva bisogno solo di affetto...

è vero, esistono 2 tipologie di genitori, ma direi ke i + comuni sono quelli assenti, troppo indaffarati al lavoro e ke credono di instaurare un legame di affetto con i figli comprandogli regali...o nanke questo...

tra quelli troppo opprimenti o quelli assenti sceglierei gli opprimenti xkè almeno dimostrano il loro affetto...
?
2009-08-02 14:23:32 UTC
Meglio troppo ingombro...vuol dire che il PACCO è a livello!!!! Se il problema è l'assenza beh la natura è stata cattiva!!!!!


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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