Domanda:
In quali e quanti strani "noi" avete cercato un senso d'appartenenza?
Specchio800
2014-06-24 02:24:23 UTC
...una consolatoria fratellanza?

Leggo "Svegliamoci pure, ma a un'ora decente" di Joshua Ferris. Il protagonista, Paul, cerca in ogni modo di quietare il suo sentirsi uno sradicato: col golf, con il baseball, col lavoro, con la pizza del venerdì sera, con donne di cui ama soprattutto la famiglia numerosa (spesso religiosissima) dalla quale ogni volta vorrebbe essere inglobato per divenire parte di un "noi".

Quali sono quei "noi" in cui avete cercato, consapevolmente o meno, di sentirvi un po' meno dei senza radici?
Otto risposte:
StellaS!
2014-06-24 06:58:14 UTC
Nell'amore! Non esiste un "noi" totalitario quanto l'amore.

Ho fatto la paninara, la figlia dei fiori, la sfigata di turno,la solitaria, la moglie, la mamma, l'amante. Niente è bastato a sanare quel nugolo di contraddizioni che placo solamente con un "tu-io" che sia speciale.
Lino
2014-06-24 07:53:27 UTC
Io questo senso di appartenenza l'ho provato con tutto. Persino con una macchina. Avevo una Matrix Hyundai che, fino a pochi giorni fa, non mi aveva mai causato nessun problema. Noi possessori di questa macchina formavamo, nella mia mente, una setta d'iniziati ai grandi misteri della monovolume coreana. Stessa motorizzazione, stessa testa, stesso cuore, mi dicevo. Quando, per strada, incrociavo uno dei miei confratelli, un leggero tocco al clacson, un sorriso, e il rito del saluto segreto era compiuto. Formavamo la gente matrixata, una sorta di famiglia che si allargava oltre i confini e a cui rivolgerci in caso di bisogno.



Poi, la pugnalata alle spalle. In piena autostrada la confraternita decide di non volere più di me. Misteriosamente mi si fonde il motore ed eccomi costretto all'umiliazione del carro attrezzi.



Ho pianto per la mia solitudine ritrovata. Ho pianto ma ho reagito: ho comprato un Citroën, una C3 per la precisione. Non voglio illudermi, ma piano piano sento di appartenere a una nuova famiglia, solo che, quando per strada incrocio una Matrix - chiamami romantico, dammi dello stupido - un salutino ci scappa sempre.
anonymous
2014-06-24 02:35:09 UTC
Francesco Piccolo descrive questo 'noi' nel suo ultimo libro 'Il desiderio di essere come TUTTI' lo descrive benissimo e te lo consiglio davvero :)



il mio 'noi' è cominciato col voler partecipare all'ora di religione a scuola (ma non è stato fatto)

Poi ha proseguito con il mio voler frequentare l'oratorio (unico punto di ritrovo dei coetanei) e questo è stato fatto ma non senza fatica visto che non bastava frequentare l'oratorio per diventare tutt'uno con la comunità della messa, delle cresime, comunioni, ore di preghiera, catechismi, tornei eccetera.

Più avanti ho cercato una famiglia che non fosse la mia ma quella del mio attuale compagno, m'appariva tutto meno rigoroso ma semplice non saprei spiegarlo meglio di così.

Infine c'è stata la politica...

Tutti specchietti per l'allodole che ho rotto col tempo. :)
pallanzogna
2014-06-25 04:39:16 UTC
Spiantata, sono spiantata; con i miei miliardi di traslochi, i continui cambi di scuola, di città, di paese, non rimanevo mai nello stesso posto per più di qualche breve annetto, non ho mai potuto dire di qualcuno: "Siamo amici dai tempi dell'asilo". Senza neanche un fratello o una sorella con cui dividere il peso degli errori dei genitori, guardavo gli altri bambini come da dietro un vetro, chiedendomi come facessero ad essere così contenti e spensierati. Trovavo consolazione negli animali, che amavo(amo) a dismisura, in particolare il mio adorato gatto Blackie, ma anche tutti i cani dei vicini, che mi offrivo sempre di portare fuori a fare una passeggiata. Ed i pony del maneggio inglese che frequentavo; datemi della pazza ma io ci parlavo e quelli mi capivano. Ero la persona più sola che conoscessi (che è un po' un'ovvietà, ora che ci penso).

Poi crescendo mi sono resa conto che forse non era una situazione molto sana, e così ho iniziato ad anelare con tutte le mie forze alla normalità: mi iscrissi ad un corso di pallavolo (che non mi piaceva, ma la facevano tutte le ragazzine della mia scuola ed io ero quella "strana" che faceva equitazione - all'epoca sport piuttosto raro in Italia); poi invitavo a casa le compagne di classe (anche se le trovavo pallòse ed inutili), facendomi in quattro affinché si divertissero e volessero tornare; più avanti, andavo a tutte le cene organizzate dal maneggio toscano che avevo preso a frequentare anche se aveva dei brocchi e l'insegnante era pietoso, giusto per crearmi un giro di amicizie; infine, aderii ad una vacanza in Calabria, ospite di una compagna di università che conoscevo a malapena (ci ero uscita due volte) insieme a tutta la sua compagnia di amici (io ero l'unica "estranea") perché a quel punto mi ero ampiamente rotta di piangere e disperarmi per la mia solitudine e decisi di fare qualcosa. Qualsiasi cosa.

Be', devo dire che funzionò :-)

Ed ancora oggi, in cui non sono più sola come prima, in cui c'è qualcuno che mi è "fratello", ancora oggi mi sento felice quando mi ritrovo in quelle tavolate enormi di famiglie dove ci sono diecimila persone, grandi e piccini, cibo in quantità, battute e scherzi. Mi guardo intorno, nessuno mi sta giudicando, nessuno mi guarda con disprezzo, non c'è quel gelo così tipico dei pranzi della mia (scarna) famiglia, ed io mi sento finalmente normale.
anonymous
2014-06-30 11:34:36 UTC
Le mie radici sono troncate e marcite, la mia indole è semper stata quella del lupo che va in selezionati "noi" solo quando lo decide e desidera lui preferendo infinitamente più i millanta "tu" alla volta o, talora, in simultanea...



Cessino ora le prosaiche confidenze e venga l'Alta Poesia... :



" LO STIGMA DELLO SMEGMA "



Giacché fosti disertor del bidèt, schifido scarto

di sigma,

allorché fu svelato il lercio ed epiteliale

enigma



del tuo edematoso prepuzio straripante fetido

smegma

e, poscia, il pubblico ludibrio segnotti a vita con

stigma



che, come marchio a fuoco, bruciotti come

magma

imperocché niuno rifugio trovasti, neppur lumacoso

epifragma,



fuggendo come sorcio al cappio della vox populi che

apoftegma

divenne, incontrovertibile e orribiloso, alla stregua di

paradigma



che additati come cattedrale di profano lordume fattosi

dogma

ove nella cappella vedesi tanfar l' Orror in miasmatico

zeugma.







Ora, mia Principessa rilegata da legare e slegare (anche da slogare?), ti chiederai :

"cosa c'entra codesto lercio componimento del meato uretrale? Lo strònzo osa usare - oso, oso... e uso, uso... - il mio ieratico, solenne spazio per le sue cialtronaggini? Come osa costui?? Cosa c'entra con "noi"? ".



Lo strònzo risponde :

c'entra, c'entra... tutto entra laddove c'è spazio per accoglierlo, specie se si parla di organi atti alla penetratio o di oblunghe e lignee casse.



Discorsi da hot-tenebrato (ah, quei gloriosi tempi...), lo so...





Noi (da Re degli Strònzi qual sono è d'uopo il plurale majestatis) tentammo di entrare in Voi, Specchio Specchio delle mie membrane; ma il riflesso mi incantò, riflettei su me stesso riflesso infinite volte in tanti "me stesso" specchiati

e, alla Fine, inchiavardai me stesso - senza più riflettere ma liberando istinti primordiali - avvolgendomi in un laocoontico insieme di braccia, scrotaglie, mucose e membranume.



Narcisamente und lussuriosamente.





Mi farai sapere, poi, se il protagonista di "Svegliamoci pure, ma a un'ora fetente : in quella della Putrefazione; ovvero, risorgiamo con un trascurabile ritardo" (di Joshua Feretris ) tra le molteplici, disparate/disperate opzioni inglobanti prova puranco quella

del fiottante ingresso in una manesca confraternita di segaci seguaci

di Onan il cui rito di iniziazione consiste in un'opalescente glassatura da bukkake ?



A te, mio libro del cuore in dolci sembianze vulvacee, porgo un caldo eppur ristoratore bacio aspira-anima.









@ LINO: e dopo che ti si è squagliato il motore come una sottiletta "Fila & Fondi" Kraft e hai cambiato setta & macchina (dopo averle dato l'estremo saluto mentre il carro funebre-attrezzi la conduceva nel suo ultimo viaggio al cimiterio metallico)

continui a "salutare" i matrixari clacsonando?



Appropinquati e dimmi :

accadde mai che qualcuno ti inviò affanculo sedutaspiriticastante?



















Esequie "noi eravamo quel che voi siete, voi sarete quel che noi siamo".
L.
2014-06-25 06:13:05 UTC
Fin da piccola avevo sognato la famiglia "del mulino bianco" ,

anche se ai miei tempi ancora non c'era il mulino bianco.....ma vabbè....è solo per rendere l'idea.

Mi sono sposata abbastanza matura perchè cercavo l'uomo "giusto", quello con il quale costruire un "NOI" e non un mio-tuo oppure tu-io.....desideravo una famiglia numerosa, fare la moglie, la mamma , la casalinga e tenere unita la "nostra" famiglia , ma.....tutto a sfascio.

Ho chiuso porte e finestre del cuore per non patire più ma....non so stare senza poter donare ...amare......

e quando ho incontrato una persona che aveva un passato simile al mio ho ricominciato a sognare......

una famiglia composta dai NOSTRI figli, da NOI due , da amici, dalle semplicità, dalla complicità......

Forse ho volato troppo alto......perchè non tutti sono disposti a far parte di un "NOI allargato",

c'è chi si chiude nelle sue stanze , sprangando porte e finestre,

frapponendosi.... fino a far cacciare via...."il nemico"........



ancora una volta ho sofferto per....desiderare quel NOI che inseguo da una vita,

ho elemosinato amore, ho donato tutto, davvero tutto....

ma .... ha vinto chi scaccia "il nemico"
anonymous
2014-06-24 13:54:03 UTC
Il mio corpo con la mia mente il mio cuore e il mio spirito... è per me un noi.. perché non mi sento totalmente unità tra queste parti.. e vorrei essere un noi.. unita totalmente nella mia persona.
anonymous
2014-06-30 12:40:01 UTC
Il noi l'ho trovato nel libro "Prima persona plurale". Credo che un affetto da DDI (disturbo dissociativo d'identità) ne sappia di gran lunga più di noi del "noi"


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