Credo sia tutto frutto di un preconcetto in cui la paura (o, meglio, il senso di soggezione) è la logica conseguenza di un processo psicologico inficiato da un vizio di fondo.
Senza voler indagare la psiche di quegli stupidi bipedi chiamati uomini (molto minuscoli) i quali considerano la donna un suppellettile da cucina/camera da letto, ritengo che in questo processo i mass media svolgano un ruolo determinante.
Se la televisione (popolata da letterine, veline, schedine ed altre mitologiche creature sculettanti), il cinema (in cui si vede il protagonista di turno attraversare Sunset Boulevard con il suo decappottabile rosso, accompagnato da una "monna lisa" dai biondi capelli fluttuanti nel vento e rigorosamente incapace di articolare una frase più profonda del solito :" Ehi John, che ne pensi se per la prossima festa del ringraziamento mi rifaccio le tette?") o i giornali continuano ad offrire (all' uomo medio) quest' immagine di "microcefalus feminae", allora è chiaro che quando si apre la porta di casa e si incontra per strada una donna dall'espressione seria con un libro di Kundera sotto braccio, si avverta un senso di smarrimento e ci si domandi in che modo abbia intenzione di cucinarlo.
Anche gli uomini primitivi, quando scoprirono il fuoco, ne ebbero paura. E' un sentimento che contraddistingue l'inizio di ogni processo evolutivo. Ma poi, fortunatamente, si accorsero che non potevano farne a meno.
E mi auguro che anche l'homo sapiens (??) del nuovo millennio riesca a superare questo ingiustificato timore, e si renda conto che in ogni rapporto (lavorativo o sentimentale) è meglio avere accanto una donna intelligente, brillante e stimolante piuttosto che un grazioso e rassicurante manichino.
Altrimenti continuerà ad agitare stupidamente la sua clava e ad aver paura del "fuoco"...