A parte il fatto che saresti stata un' ottima interprete di "Uccelli" di Hitchcock, qui di seguito riporto un articolo circa questa fobia:
PAURA DEI 'VOLATILI', siano uccelli, farfalle, pipistrelli, galline (anche morte, ma con le piume). Ricordo che mio fratello, per giocare - bontà sua! - mi inseguiva con le galline morte (ma ancora con piume) che mia madre aveva appena acquistato dal contadino ... il mio terrore era tale che quando sapevo che mia madre acquistava il solito "pollo" mi chiudevo in camera finchè ero stata rassicurata che era stato spennato. Da notare che le "piume" da sole non mi disturbano affatto!
E' una paura stupida, di cui non riesco tuttora a capire la ragione (vorrei saperlo), ora, ovviamente, so come evitare l'occasione di trovarmi faccia a faccia con una gallina che scuote le ali, ma se mi ritrovassi in tale condizione sicuramente il terrore avrebbe la meglio sulla ragione.
Qui la diagnosi è piuttosto agevole, in accordo ai criteri diagnostici attuali si tratta di una “fobia semplice”. Una specie di “raffreddore” della psicopatologia. La forma più frequente è rappresentata dalla “fobia dei ragni” e dalla "fobia dei serpenti”. Per fobia di intende uno stato di allarme, di ansia sproporzionata e insopprimibile che può essere scatenato non soltanto dall’oggetto fobico (in questo caso il pennuto ma anche da una parte spesso le piume, anche se non in questo caso) o anche da qualcosa che ne richiami le forme per similitudine o talora anche solo simbolicamente (aquiloni).
Spesso, se l’esposizione all’oggetto fobico è inevitabile, l’istinto si attrezza con manovre o oggetti di tipo contro-fobico. Ovvero manovre o oggetti che possono avere un valore protettivo nei confronti della “minaccia” fobica. Il soggetto conserva una critica della propria paura, che è in grado di considerare come esagerata, ma può far poco o niente per liberarsene.
Tra le tecniche terapeutiche, maggiori successi vengono da quelle di “esposizione graduale”. Talvolta si parte da riproduzioni o immagini dell’oggetto fobico per arrivare ad un contatto fisico volto ad ottenere una desensibilizzazione. Naturalmente il ricorso alla cura deve essere proporzionato al grado d’interferenza prodotta dalla fobia. Alcune fobie possono essere una vera limitazione, basti pensare alla “fobia del sangue”, frequente e geneticamente trasmessa, e ad attività o professioni che implichino la visione del sangue. Ma di questa specifica “fobia del sangue” parleremo un’altra volta, se interessa.
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