Domanda:
Tanto varrebbe avere il cervello di un carro armato?
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2013-10-06 03:30:49 UTC
Con quanto dolore vivete il vostro capire male le persone, il vostro non saperle comprendere, non comprenderne motivazioni e comportamenti?
Vi sforzate di contrastare la vostra ottusità e, liberandovi di voi stessi, di entrare in reale contatto con l'Altro, col suo carico di sofferenze e di Realtà, senza nascondervi dietro le comode creazioni della vostra mente, che a ognuno assegna un ruolo, e guai a discostarsi da questo?

"Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza aspettative illusorie, senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza, nel modo meno simile a quello di un carro armato, senza cannoni, mitragliatrici e corazze d'acciaio spesse quindici centimetri; offri alla gente il tuo volto più bonario, camminando in punta di piedi invece di sconvolgere il terreno con i cingoli, e l'affronti con larghezza di vedute, da pari a pari, da uomo a uomo, come si diceva una volta, e tuttavia non manchi mai di capirla male.
Tanto varrebbe avere il cervello di un carro armato.
La capisci male prima d'incontrarla, mentre pregusti il momento in cui l'incontrerai; la capisci male mentre sei con lei; e poi vai a casa, parli con qualcun altro dell'incontro, e scopri ancora una volta di aver travisato. Poiché la stessa cosa capita, in genere, anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è, veramente, una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Eppure, come dobbiamo regolarci con questa storia, questa storia così importante, la storia degli altri, che si rivela priva del significato che secondo noi dovrebbe avere e che assume invece un significato grottesco, tanto siamo male attrezzati per discernere l'intimo lavorio e gli scopi invisibili degli altri? Devono, tutti, andarsene e chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo con la nostra ignoranza? Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite... Beh, siete fortunati".
(Roth)
Otto risposte:
?
2013-10-06 10:58:49 UTC
Roth, almeno per quanto mi riguarda, ha perfettamente ragione, non si può che capire male la gente e continuarla a capire male ancora dopo mille tentativi per tentare di capirla bene, siamo per lo più come carri armati su una pista di autoscontri senza possibilità di accostarci se non per scontrarci e le spesse corazze servono a non farci male.

Capire male però non è non capire e qualcosa, a volte, per uno strano miracolo, capita anche di capire bene, poca roba è vero, forse pochissima e sempre meno con il passare del tempo, ma è proprio quella poca roba così rara e preziosa che ci spinge ad aprire ancora una volta la finestra e magari persino la porta, a scendere in strada lasciando che nella nostra stanzetta i fantasmi di cui l'abbiamo popolata se la cavino per un po' da soli, tanto li ritroveremo comunque.

Ci sono degli altri lì fuori e questa è già una consolazione alla frustrazione per non essere riusciti e continuare a non riuscire a capirli quasi mai, una speranza che uno strano rarissimo miracolo possa accadere, una voglia irresistibile che accada contro ogni ragionevole previsione. Vivere è un ripetuto capire male l'altro lì fuori che è poi lo stesso altro qui dentro rinchiuso fuori a doppia mandata per vivere la nostra definizione, ma non si può vivere senza una recondita remotissima speranza di poter almeno una volta capirlo bene quell'altro senza il quale io non potrei essere quello che sono e anch'io vivo per questa speranza tanto spesso delusa.
StellaS!
2013-10-06 15:40:16 UTC
...Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male...

Questo passaggio di Roth, proprio non mi piace.

Personalmente, credo, che se dopo un attento riesame si resta fermi al punto di partenza, la vita con gli altri è un inutile logorio.



Comunque...per rispondere alla domanda iniziale:

Non è giusto comprendere costi quel che costi, e neppure, è facile riuscire a farlo a tutti i costi. Confrontarsi con le altrui alterità si limita a seguire la logica disconnessa dei pensieri, non pensiamo in maniera monotona e monomaniacale, i pensieri si susseguono e inseguono in base allo stato d'animo.

Confermo, la difficoltà non è nel trovare pace nella nostra ottusità: la difficoltà è ordinarla secondo schemi logici e decodificare il corretto autocompiacimento.
Beisuan XII - Halloween version
2013-10-09 10:29:05 UTC
In realtà non vedo il dramma relativo a non comprendere gli altri. Capisco me stesso e questo è sufficiente, con gli altri posso stare bene o male, posso empatizzare che forse significa comprendere le persone anche se in modo emotivo, irrazionale; ma "discernere l'intimo lavorio e gli scopi invisibili degli altri" è un compito logorante e senza tornaconto...sono forse il tuo psicologo?

Da qualche parte ho letto che le persone non vanno capite ma amate (spero non nei baci perugina) e sono proprio di quest'opinione. Lo sforzarsi di capire è secondo me frutto di paura, e forse anche di una certa incapacità di aprirsi, quando mai ho avuto bisogno di capire una persona che amo, la amo e basta, la amo e mi basta.

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@Pervinca: grazie, però non dirlo a nessuno che a san valentino ero ubriaco, e io non dirò che ti sei approfittata di me. Deal? ;)
anonymous
2013-10-11 08:43:30 UTC
@Beis, la frase è 'le donne non vanno capite ma amate' e si era nei baci perugina :P



Tornando a noi, Non ho l'ansia da prestazione per comprendere gli altri, mi piace che ci sia del mistero, mi piace non poterli capire, mi piace che siano diversi da me.

Sto leggendo un libro che è l'icona di questo pensiero. Quella sera dorata di Cameron. Ci sono due personaggi in particolare Deirdree vuole 'capire' a tutti i costi Omar, lo vuole aiutare, guidare, indottrinare, lo tratta quasi come un figlio invece che come uomo. Questo è il punto. Forse solo verso mia figlia ho questo istinto di volle comprendere e correggere. Per le azioni degli altri ne prendo atto in modo più o meno doloroso e più o meno efficace.

Andare corazzati verso l'altro equivale a dire che ce ne sentiamo minacciati, e isolarsi è la stessa cosa. Il bello degli altri è mischiarsi, ascoltarsi e prelevare dalla loro esperienza motivi di riflessione.

:)

La cocciutaggine di voler 'capire' l'altro e le sue scelte ce l'ho solo quando perdo la ragionevolezza a causa di troppo 'amore'.
?
2013-10-06 13:12:59 UTC
ciao Specchio (se non ricordo male, valdostano)



Qualcuno affermò che un Ente superiore ci consegnò 2 orecchie ed una sola bocca per ascoltare almeno il doppio di ciò che diciamo,



In aggiunta, tale Elbert Hubbard sosteneva che chi non era in grado di comprendere il silenzio molto probabilmente non sarebbe riuscito ad interpretare nemmeno le parole.



allora, mio caro Specchio, siamo "costretti" a vivere nell'impossibilità di comunicare sebbene si faccia di tutto per trovare delle convenzioni...



a bientot



Raf
Ro
2013-10-10 21:35:13 UTC
Chi decide di gironzolare sul carroarmato perche' ha avuto innumerevoli e costanti esperienze di equivoco con gli altri, a mio avviso ha un effettivo problema. Ed il problema e' lui (lei), e il carrarmato e' un'ottima scusa.

Ho avuto modo di conoscere molte persone che tiravano dritto infischiandosene francamente dei giudizi altrui, che si lagnavano perche' qualunque cosa avessero fatto sarebbero stati comunque oggetto di lancio di pietre, che esortavano se stessi a vivere come il cuore comandava lasciando cadere le ombre dietro se', che smettevano di preoccuparsi per godersi la gita... Ebbene, queste persone, senza scampo, avevano seri problemi a relazionarsi con altri che non fossero una corte consenziente.



Puo' capitare di travisare, di essere superficiali, di avere fantasticato, di avere male interpretato, di essere stati ingannati o tratti in inganno, di farsi paranoie per i comportamenti altrui, di stare male per non essere stati all'altezza di certe aspettative, certo. Ma quando costantemente ci si sbaglia, quando costantemente si scopre di non avere capito nulla dell'altro, quando costantemente il mondo ci tradisce, non c'e' scampo: siamo noi ad essere "sbagliati".

Un po' piu' di autocritica e di disposizione all'ascolto aiuterebbe.

Vivere questo "sbagliarsi" come un dolore, sentirlo effettivamente, puo' decisamente capitare... ma non sara' solo il dolersi dell'ego e raramente il dolersi per avere causato dolore all'altro?



Capire bene la gente E' vivere: e' vivere in armonia, e avere equilibrio. Ma se si vuole intendere la vita solo come travaglio squisito perche' altrimenti ci si annoia, allora ben vengano i dissidi, i tormenti, la solitudine, i carriarmati. E se si vuole "smettere di soffrire" per la nostra ottusita' e si ricorre, ancora, al carroarmato, ci si sta arrendendo.

La Comprensione e' il balsamo che lenisce i cuori.

Se non abbiamo nessuno che ci capisce, e se non ci sforziamo a capire e a farci capire, stiamo schiacciando in una morsa dolorosa la Vita. E, al di la' dell'effettivo disagio, a qualcuno potrebbe anche piacere o fare comodo: de gustibus...
?
2013-10-06 19:31:17 UTC
Ciao, bellissima domanda, sono qui per caso e vorrei rispondere ma ci devo riflettere. A più tardi.



@Specchio. L' ho letta a fondo la tua domanda. E c' ho riflettuto. E adesso penso di essere pronto a risponderti. La condivido pienamente, tranne che nella conclusione. Non è vero, a mio avviso, che questo sia il vivere. Il vivere sociale. Ciò che empaticamente ti può avvicinare al prossimo e sentirti parte di loro. Il risultato, che è poi quello che comunemente accade, è che non si comprende e si rimane incompresi. E il motivo principale è che sbagliamo tutto. Rovesciamo il modo di comportarci migliore facendo l' esatto contrario. E mi spiego. Noi siamo portati a vedere gli altri come degli estranei. Degli estranei che popolano la nostra vita ma che se ci fossero o non ci fossero, la cosa non farebbe nessuna differenza. E poi quando valutiamo quale sarà il loro modo di agire, guai se non si comportano come noi vorremmo che si comportino. E questo perché a quel punto gli altri devono naturalmente essere quello che noi siamo e pensiamo di essere o agire. Questo è il rovesciamento della medaglia che facciamo. E che è l' esatto contrario di ciò che andrebbe fatto. E cioé dovremmo sempre pensare agli altri come qualcosa di simile a noi e non aspettarci mai però che si debbano comportare come noi ci comporteremmo proprio perché, se pur simili, sono diversi da noi, sono individui con un vissuto e perciò con una psiche spesso molto diversa dalla nostra. Non si riesce sempre ad agire in questa ottica, ma se si ci riesce la convivenza diventa sicuramente diversa e altrettanto spesso dinamica e empatica. Grazie della domanda. Garbino.
S†√ - Invasion of the Body Snatchers
2013-10-09 10:41:39 UTC
Condivido Roth ma penso che sia un tantino impossibile andare in giro senza corazza... si può lavorare sui cingoli ;)

Non è che ci si nasconde dietro necessariamente a delle catalogazioni ma, purtroppo si vive in una giungla fatta di insidie poco chiare... ciò ci porta ad autodifese.

L'istinto ci spinge a cercare di capire gli altri... alle volte riusciamo a capire quello che succede quando interagiamo con una persona e con un po' di intuito misto a logica a capire quali paure hanno mosso l'altro a comportarsi con noi in un determinato modo.

Sempre che l'altro sia disposto a confrontarsi e parlare senza mentire altrimenti ci troveremo davanti ad un bivio: accettare o rifiutare...

Questo sopra è un esempio per carità...

Prendere la vita come viene si può ma,

il motivo che ci spinge a non frequentare le persone, non credo che sia perchè le abbiamo etichettate, ma perchè le loro azioni hanno avuto una cattiva influenza su di noi.



Ciao

Stv


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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