Mi trovo in difficoltà, perché, se da una parte mi rendo conto di non aver mai immaginato un tono di voce, leggendovi, o, come scrivi nei dettagli, leggendo un libro, dall'altra mi accade, spesso, di percepire la "bontà" del tono di chi scrive, o la sua "cattiveria", la sua acidità.
Non "sento", eppure sento fortemente, e in tanti anni di frequentazione di questo sito non mi sono, purtroppo e per fortuna, mai sbagliata (soprattutto la nota stridula è inequivocabile!).
A volte mi capita di leggere qualcuno e di trovarlo respingente (la nota stridula), di avvertire un che di cattivo, seppure non rivolto a me personalmente, che poi trova conferma nel modo di relazionarsi che ha con gli altri; altre volte di percepire tenerezza e ingenuità.
Non saprei dire come questo avvenga, ma dev'esserci qualcosa, proprio nel modo di mettere in fila le parole, nella scelta delle parole, che produce in me questo.
Mi accade anche con certi scrittori, ai quali mi approccio per la prima volta e della cui biografia non so niente; penso: "questo è un uomo buono", "questo è un uomo malvagio", indipendentemente dai temi che tratta o dalle idee che esprime.
La voce di alcuni dei contatti con cui mi relaziono qui più spesso è una voce buona (e ne ho avuto conferma); quella degli altri che mi piacciono la sento allo stesso modo, a volte più bassa, altre triste, altre divertita oppure seria, ma che comunque non mi allontana.
(Qualcuno mi ha detto che immaginava che la mia voce avesse un timbro "austero", incredulo quando si è trovato ad ascoltare una voce molto delicata e "tenera"; ma il "tono" è stato riconosciuto subito, è quello).